Ma la Scala dei turchi dove si trova? Partiamo dall’errore più diffuso e poi raccontiamo il resto: la parete rocciosa più famosa della Sicilia non è ad Agrigento. È a Realmonte, un piccolo paese lì vicino. Se poi la domanda successiva è «Bene, adesso che so in che Comune è la Scala dei turchi: come arrivare?», la risposta è facile: dipende, in realtà, dal punto di partenza. Da Catania in automobile sono necessarie poco più di un paio d’ore, per godere di uno spettacolo che non ha paragoni. E che infatti da anni è candidato a diventare patrimonio dell’umanità Unesco.
Perché si chiama «Scala dei turchi»? Storia neanche tanto complessa. Il nome, per la verità, già dice tutto. E racconta anche un errore che i siciliani si portano dietro da secoli. «I turchi» – in dialetto, «i tucchi», con la doppia consonante che resiste ancora nel parlato – sono in realtà i mori. Cioè le popolazioni di origini arabe che cominciano a invadere la Sicilia a partire dal VII secolo dopo Cristo. Bisanzio è lontana, la lunga mano dell’Impero non riesce ad arrivare fino a una delle sue province più periferiche. E l’Isola è fondamentale per i commerci nel Mediterraneo, affari che gli arabi stanno tentando di conquistare.
Va da sé che le coste isolane diventano ben presto la sede privilegiata di una serie di operazioni militari. E che i pirati nemici cercano continuamente l’approdo più sicuro per guadagnare la terraferma. A strapiombo sul mare, ma con una conformazione geologica del tutto particolare, la parete bianca di Realmonte dev’essere sembrata una benedizione del cielo. È costituita essenzialmente di calcare e argilla ed è di un colore purissimo. Come se questo non bastasse, le sue forme dolci ricordano esattamente quelle di una scalinata. Si racconta che i mori l’abbiano usata così, per arrivare in cima alla rupe e accedere al paese di Realmonte. E, da là, ad Agrigento. Conquistata la quale rimaneva solo da prendere Palermo.
Oggi se i «turchi» tornassero ad approdare nell’Agrigentino lo spettacolo che si troverebbero davanti sarebbe certamente diverso rispetto a quello a cui hanno assistito poco meno di 1500 anni fa. Certo, gli ecomostri – che deturpavano la spiaggia adiacente fino a poco tempo fa – sono in fase di abbattimento. E pubblico e privato fanno a gara per aggiudicarsi la possibilità di gestire questo vero e proprio capolavoro della natura. Che è citato anche nei romanzi sul commissario Montalbano, scritti da Andrea Camilleri.
Ad arrivare a Realmonte a ora di pranzo, una tappa quasi obbligata è quella al ristorante proprio accanto alla Scala dei turchi. Non ci si può sbagliare. Un menù fatto per attirare turisti, ma prodotti locali e – di conseguenza – molto buoni. In tutta la zona, poi, basta dare un’occhiata ai cartelli con le indicazioni per non avere dubbi sul fatto che sia un luogo in cui è facile trovare una stanza per dormire. Un fiorire di «Scala dei turchi B&B» e «Scala dei turchi Hotel» che – fantasia a parte – rendono questo angolo di Sicilia uno dei meglio organizzati. Nota a parte merita lo «Scala dei turchi resort», un albergo quattro stelle che si affaccia direttamente sulla spiaggia. Lo slogan che usano è «Il paradiso è qui». E forse non hanno tutti i torti.
Un consiglio? Una giornata di tempo basta per concedersi un’esperienza straordinaria. Dal porticciolo di San Leoneparte la barca a vela che arriva di fronte alla Scala dei turchi. A bordo non solo si mangia – gamberi e pistacchio siciliani – ma c’è anche l’attrezzatura per fare snorkeling. O, meglio ancora, surf. Dopo aver rimesso piede sulla terraferma, poi, non resta che da decidere cosa fare ad Agrigento e dintorni. E c’è solo l’imbarazzo della scelta.
No Responses